La sched(in)a
Titolo originale The Rift
Lingua originale Inglese e spagnolo
Paese di produzione Spagna, Stati Uniti d’America
Anno 1990
Durata 79 min
Rapporto 1.66 : 1
Genere orrore, fantascienza
Regia J.P. Simon
Soggetto J.P. Simon e Mark Klein
Sceneggiatura David Coleman
Produttore Francesca De Laurentiis, Jose Escriva e J.P. Simon
Casa di produzione Dister Group
Fotografia Juan Mariné
Montaggio Isaac Sehayek e Christopher Holmes (non accreditato)
Effetti speciali Colin Arthur, Marco Besas, Basilio Cortijo, Carlo De Marchis, Sergio Hernandez e Carlos Rojo
Musiche Joel Goldsmith
Scenografia Gonzalo Gonzalo
Il cast
Jack Scalia: Wick Hayes
R. Lee Ermey: Capt. Phillips
Ray Wise: Robbins
Deborah Adair: Lt. Nina Crowley
John Toles Bey: Joe Kane
Ely Pouget: Ana Rivera
Emilio Linder: Philippe
Tony Isbert: Fleming
Álvaro Labra: Carlo
Luis Lorenzo: Francisco
Frank Braña: Muller
J. Martinez Bordiu: Sven
Edmund Purdom: CEO Steensland
Garick Hagon: Barton
James Aubrey: Contek 1
Derrick Vopelka: Contek 2
Jed Downey: Man on Tapes
Salvador Sáinz: Sailor OTAN (non accreditato)

Un po’ di storia
Il sottomarino Siren II viene inviato in fondo all’oceano alla ricerca di un sottomarino scomparso nel nulla. Nel corso della missione l’equipaggio scoprirà che in una caverna sottomarina hanno luogo esperimenti genetici che hanno dato vita a mostruose creature. Alla fine, la missione del Siren II si rivela per essere solo un trucco per cancellare tutte le prove degli esperimenti proibiti perpetrati da una corporazione.
Alla fine, sia il sottomarino che la base degli esperimenti esplodono sigillando la fossa e gli unici a salvarsi sono, guarda caso, Jack Scalia e Deborah Adair, con una storia d’amore fallita alle spalle ma che si intuisce essere pronta a ricominciare.

Analisi
Juan Piquer Simòn, il regista, aveva appena girato “Slugs”, cinema di pura, purissima serie B (quasi Z, secondo non pochi) come “Pieces”, “Supersonic Man”, con Antonio Cantafora, coì come quell’assurdo slasher con echi lovecraftiani intitolato “La Mansìon de los Cthulhu” o “Chtulhu Mansion”, titolo originalissimo della versione per il mercato USA. E anche lì non ebbe grande fortuna.
La storia, dopo un inizio “accettabil” dal punto di vista della SF, deriva (e deborda) verso lo splash-gore ma senza l’(auto)ironia che ci si aspetterebbe da questa tipologia di approccio, alquanto sopra le righe.
La trama non è molto originale, e molto è già visto, anche perché il film è uscito in un periodo in cui i mostri degli abissi avevano un discreto appeal. Inoltre, la sceneggiatura non sembra chiarire pienamente i meccanismi precedenti al film (i mostri sono una razza aliena studiata da terrestri o frutto di manipolazioni genetiche su materiale terrestre?) e alcuni personaggi sono tagliati con l’accetta.
Sufficienti il cast e la fotografia, poco più. L’atmosfera claustrofobia tipica di un’ambientazione ristretta come un sottomarino risulta poco “perturbante”.
Recensioni
Secondo Fantafilm, la pellicola “da una premessa più o meno fantascientifica, scade (se possibile) nel gore e nello splatter più demenziali”.


Voto
2 su 5 (se proprio dovete, vedetelo pure, ma ce ne sono altri sul genere di sicuro usciti meglio)
multimedia
Il trailer in italiano
Link esterni
Scheda di La cosa degli abissi (1989) su IMDB
Scheda di La cosa degli abissi (1989) su Allmovie
Scheda di La cosa degli abissi (1989) su Rotten Tomatoes
Scheda di La cosa degli abissi (1989) su Filmaffinity
Scheda di La cosa degli abissi (1989) su Wikipedia
Scheda di La cosa degli abissi (1989)
Scheda di La cosa degli abissi (1989) su MalastranaVHS