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Il Capitano MARIO CILIBERTO, una storia oltre il mito

RICORDO DI UN UFFICIALE E GENTILUOMO

   La vicenda dell’eroe di guerra, Mario Ciliberto, comandante del sommergibile “Foca” è ben nota e documentata storicamente.
Tuttavia, l’inserimento ufficiale della nobile  figura  del Ciliberto nell’“Albo d’Oro” della Storia della nostra Marina Militare, ha posto, su un piano secondario, gli squisiti elementi caratteriali di una personalità nella sua quotidianità di vita e nei rapporti sociali.
La presente monografia, supervisionata con grande amore, proprio da una nipote dell’Ufficiale di Marina, l’architetto e giornalista Marina Vincelli di Crotone, avvalendosi della collaborazione del dottor Mario Dottore e dell’ingegner Antonio Cortese, per le ricerche complessive delle fonti documentali, contribuisce a colmare questa lacuna.
Gran parte del materiale storico presentato è inedito  e, come i lettori potranno constatare, mantiene una forte vitalità, freschezza, unite ad una potente forza evocatrice, che spesso commuove.
La figura di Mario Ciliberto la si ritrova, così, in una luce nuova, per tanti aspetti insolita, in un ambiente diverso dal rigido mondo militare, dove gli echi di guerra si avvertono lontani, quasi esorcizzati e dove l’uomo Ciliberto vive una breve ma intensa storia sentimentale con la bella baronessa gioiosana, Maria Macrì.
   Mario Ciliberto è descritto come eroe di guerra, ma è anche ritratto attraverso i suoi affetti famigliari, i suoi rapporti con gli umili pescatori della marina di Gioiosa, con i parenti ed amici di Gioiosa e Crotone, sullo scenario di due realtà territoriali, legate al mare ed allietate da un clima e da un paesaggio tipicamente mediterranei.
Scenari, momenti inediti, pause, nella vita di un personaggio entrato nella leggenda, ma che il magistrale “tocco” della penna di Marina Vincelli delinea con delicatezza, nel rigoroso rispetto della verità espositiva, anche su un piano famigliare ed affettivo.
Si viene così a creare, in modo molto naturale ed originale, superando quella storiografia celebrativa dei fatti militari, un  suggestivo  contesto  di  conservazione e perpetuità della memoria storica di notevole valenza culturale.

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Il Capitano MARIO CILIBERTO, l’uomo e l’eroe.

Il bel capitano dagli occhi scuri e la dolce baronessa

Quella del Capitano di corvetta, il sommergibilista Mario Ciliberto, è una bella storia, purtroppo senza un lieto fine. Coraggioso e intrepido, si innamorò di una donna elegante e raffinata, Maria, conosciuta in qualche evento del bel mondo che allora si frequentava.
Fu una storia d’amore, una storia che si snodò tra gli anni ’30 e ’40, in un filo che legava due cuori e due cittadine, Crotone, città natale del capitano e Gioiosa, città natale della baronessina Macrì.

Marina VINCELLI

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LA CIMINIERA – GIUGNO 2022

(Gli articoli contrassegnati con SL si possono leggere anche sul sito associativo fuori della rivista.)

Ho incontrato: Giovanni Curto – (Lino Natali) SL
La pittura Mineralica – (Vittorio Politano) SL
L’astrattismo sognante (Salvatore Conte) SL
L’arte delle trasparenze (Angelo Di Lieto) SL

Gli Esposti a Catanzaro (Antonio Iannicelli) SL
– Gianni Favasuli (Bruno Salvatore Lucisano)
– Un Mac in una tastiera… (Maurizio Natali)
– Doggerland (Raoul Elia)
– La Madonna con le corna – (GIANO)
L’acrolito (Silvana Franco) SL
– Cronaca..  (M. Dottore – A. Cortese)
Rino Rubino e la storia postale (Antonio Iannicelli) SL
– Il pugnale “Meteoritico” (Daniele Mancini)
– Gladiatrici di Roma (Gabriele Campagnano)
– Leonardo e il gigante Argo (Greta Fogliani)

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FRANCESCO LA CAVA

DA CARERI AL MONDO DELLA CULTURA E DELLA MEDICINA ITALIANA

Le principali e fondamentali opere di Francesco La Cava sono state ufficialmente ordinate, seguendo un percorso cronologico di interessi di vario ordine, in quattro gruppi o categorie principali:

GRUPPO A che raccoglie gli studi e ricerche prettamente medico- scientifiche;
GRUPPO B lo studio relativo alla scoperta del “Volto di Michelangelo” nel “Giudizio Finale” della Cappella Sistina a Roma;
GRUPPO C contempla gli studi scientifico-religiosi;
GRUPPO D riguarda gli studi Filologici- Evangelici.

A nostro avviso, anche se di diversa natura, esiste un altro gruppo di documenti che contribuisce, con carattere di complementarietà, a delineare la complessa ed eclettica personalità di un uomo, legato fortemente ai valori cristiani della famiglia e di una professione, protesa a lenire le sofferenze di un prossimo bisognoso di soccorso.

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Un inedito prontuario alfabetico longobucchese

Si può ritenere come cosa certa che non è facile reperire, ai giorni nostri, un manoscritto che costituisce un originale vocabolario di termini e “modi di dire” dell’antico dialetto calabrese, più peculiarmente, parlato nel XIX sec. a Longobucco (Cs), importante centro dell’alta valle del Trionto, nell’area della Sibaritide.
Il testo, per questa collocazione cronologica, non è, pertanto, frutto di moderne trascrizioni, acquisizioni, ovvero di “rilevamenti linguistici” attuali o del passato più prossimo.
Si vogliono, innanzitutto, evidenziare, preliminarmente e di primo acchito, i caratteri di insularità, separazione ed isolamento socioeconomico che nel 1863, data di attribuzione ufficiale del testo, connotavano, alla luce di inoppugnabili riscontri oggettivi e fonti documentali, le fasce pedemontane del vasto acrocoro silano.
Il riferito settore territoriale costituiva, di fatto, una realtà topografica ed ecologica “dove la regione silana assumeva l’aspetto più selvaggio”, come annotava, peculiarmente, l’illustre geologo italiano Domenico Lovisato nel 1878, nel corso delle sue indagini scientifiche sulla Calabria Settentrionale.
I marcati caratteri legati all’ambiente fisico, effettualmente, come è assodato, hanno da sempre ridimensionato od addirittura annullato i fenomeni di quella sorta di “contaminatio” linguistica e gli influssi dei mass media, allora fra l’altro inesistenti, sui costumi e le parlate in genere delle popolazioni stanziate nell’entroterra della nostra Regione.
Il prontuario Longobucchese/Calabrese, in una oggettiva sequenza spaziale e temporale, può ritenersi antesignano, in una qualche misura, tramite il letterato e studioso Giuseppe Bartoli da Longobucco, di quegli studi filologici e linguistici affermatisi in Calabria nel XX secolo.

Mario Dottore – Antonio Cortese

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CIVILTÁ MEDITERRANEE ED ORIZZONTI LINGUISTICI

           CIVILTÁ MEDITERRANEE ED ORIZZONTI LINGUISTICI              .

di Mario DOTTORE e Antonio CORTESE

   Il percorso culturale, materializzato con questo lavoro, si concatena, prioritariamente, a due specifici periodi storici, tra loro separati da un arco temporale di c.a. 10 secoli.
L’arco temporale, infatti, ha come estremi la classica Civiltà Greca, generatrice di un vitale movimento di Colonizzazione, anche verso le terre d’Occidente, e la Civiltà Bizantina, correlata ad un vasto ed intenso processo di ellenizzazione del Bruzio ed in generale dei territori dell’Italia Centro Meridionale ed insulari, a partire dal VI sec. d. C. c.a.
In tale contesto si inserisce, questa compendiata analisi conoscitiva sulle colonie greche nell’Italia Meridionale, specialmente di quelle Calabresi.
Lo studio intrapreso può, senz’altro, recare un positivo contributo per l’approfondimento di quei caratteri legati alla nostra primordiale identità etnica e culturale.
Nel quadro storico, economico e sociale di riferimento si colloca, infatti, “la questione grecanica”, il complesso, cioè, dei problemi storici, linguistici, etnici, culturali e religiosi relativi alle popolazioni ellenofone di Calabria e, più generalmente, dei Greci d’Italia.
Il presente “Dossier” sulla “vexata quaestio” non ha, certo, la pretesa di dare, in merito, dei dati definitivi e, tantomeno, di giungere a soluzioni precise e conclusive; ma ha solamente lo scopo di riesaminare e, perché no, di riproporre all’attenzione degli studiosi uno degli aspetti più interessanti della questione, cioè quello storico, che in nessun modo può essere disgiunto da quello linguistico.

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La fine dell’antica cappella GEROSOLIMITANA della S.M. dell’Odighitria in territorio di Cirò

LA FINE DELLA ANTICA CAPPELLA GEROSOLIMITANA DELLA S.M. DELL’ ODIGHITRIA IN TERRITORIO DI CIRO’ (Kr)

di Mario Dottore e Antonio Cortese

TRA STORIA E FEDE POPOLARE

“Fratello Leone, scrivi: quivi è perfetta letizia”.(dai “Fioretti” di San Francesco d’Assisi). In ricordo di Padre Innocenzo Pisconti Passionista che invitò a scrivere la Storia narrata .

Nel rispetto del noto sistema storico letterario manzoniano, “Utile per iscopo, il vero per soggetto e l’interessante per mezzo” ci si accinge a narrare questa Storia che, per tanti versi, ha dell’inverosimile.
Come è risaputo la tradizione religiosa sull’Odighitria di “Monte Tabor” a Cirò, la cui essenza fa’ percepire il riverbero storico dell’Iconoclastia orientale del sec.VIII d.C. e la presenza dell’Ordine Monastico di San Basilio Magno in terra di Calabria, così documenta fedelmente “Pria dell’eccidio di Chrimissa-Paterno (Paterno sarebbe stata distrutta nell’intorno dell’anno 1000 d.C. ad opera dei Saraceni, sulla scia di altre città costiere del Bruzio, compresa la mitica “Laurisia” sita sul Promontorio Lacinio, (Kr), n.d.r.), ad una giovinetta recatasi a raccogliere legna nel soprastante colle, apparve un venerando vecchio, che rassicuratala dalla sorpresa e dal timore, le insinuò che ritornando a casa dicesse alla madre di recarsi dal di lei compare Sacerdote D. Martino e d’indurlo a recarsi entrambi nel lido del mare, e precisamente nel sito detto la fossa del Lupo, perché ivi rinverrebbero una cassa nella quale era chiusa l’immagine della madre del Divin Verbo, di prenderla e recarla su quel colle ove avrebbe dovuto ergersele un Tempio.

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La Foresta mediterranea di Monte Gariglione

UN ECOSISTEMA FORESTALE E LE SUE COMPONENTI

Accanto ai suggestivi scenari paesaggistici e peculiari bellezze naturali, la rilevante importanza della foresta demaniale del Monte Gariglione (Piccola Sila) risiede nel suo nucleo relitto, sicuramente autoctono, di Abete bianco (Abies alba Miller); evidenziando che all’attualità tutta l’area è inserita nel progetto Bioitaly come SIC (sito d’interesse Comunitario) con codice meccanografico identificativo IT9330114.
L’ Abete bianco in Calabria, come attestato da altre stazioni di rifugio dell’Appennino Centro-Meridionale, si è progressivamente rarefatto rispetto alla sua originaria e più estesa area di distribuzione, registrata dalla specie nel Pleistocene (compreso tra 2,50 milioni e 11.700 anni fà c.a.) .
Nella nostra regione, la specie si ritrova in altri superstiti nuclei di vegetazione naturale distribuiti in Formazioni irregolari presenti nel territorio di Longobucco (Sila Greca); Formazioni irregolari nel territorio comunale di San Giovanni in Fiore (Sila Badiale); Nucleo delle Serre Vibonesi; Nucleo di Santa Margherita nel territorio di
Celico (CS); Nucleo del Monte Basilicò (RC).


LEGGI-SALVA: iDossier n. 08

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(n.b. i Fonts necessari sono incorporati al file PS – Formato stampa in origine pagina A5 – “4 pagine su A4 fronte retro”)