Questa volta parliamo di una novità proveniente dal mondo della produzione indipendente più gore: Hellwitch: Hellbourne.

Continua la lettura di Comixologia puntata 58: Hellwitch: Hellbourne
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Numero speciale, monografico, dedicato ai luoghi della paura, dalla foresta al cimitero, dall’ossario, alla metropolitana, per finire con la casa infestata.
Un po’ di brividi, insomma, sperando che aiutino nella calura estiva.
Alla prossima e buona lettura
Titolo originale The Brain That Wouldn’t Die
Lingua originale inglese
Paese di produzione Stati Uniti
Anno 1962
Durata 82 min (70 min. versione ridotta)
Colore B/N
Audio sonoro
Genere fantascienza, orrore
Regia Joseph Green
Soggetto Rex Carlton, Joseph Green
Sceneggiatura Joseph Green
Produttore Rex Carlton, Mort Landberg
Casa di produzione Sterling Productions
Fotografia Stephen Hajnal
Montaggio Leonard Anderson, Marc Anderson
Effetti speciali Byron Baer
Musiche Abe Baker, Tony Restaino
Trucco George Fiala
Cast:
Jason Evers (come Herb Evers): dottor Bill Cortner
Virginia Leith: Jan Compton
Leslie Daniels: Kurt
Adele Lamont: Doris Powell
Bonnie Sharie: stripper bionda
Paula Maurice: stripper bruna
Marilyn Hanold (come Marlyn Hanold): Peggy Howard
Bruce Brighton: padre di Bill Cortner
Arny Freeman: fotografo
Fred Martin: assistente medico
Lola Mason: Donna Williams
Doris Brent: bambinaia
Bruce Kerr: uomo del concorso di bellezza
Audrey Devereal (come Audrey Devereau): Jeannie Reynolds
Eddie Carmel: mostro
Sammy Petrillo (non accreditato): Art
New York. Il dottor Bill Cortner è un chirurgo di successo che ha appena salvato un paziente dichiarato morto al pronto soccorso, un paziente di suo padre, con un metodo chirurgico non ortodosso. Dopo che il giovane dottore e la sua bella fidanzata Jan Compton sono rimasti coinvolti in un terribile incidente d’auto che decapita Jan, Cortner raccoglie la testa mozzata della ragazza e si precipita al suo laboratorio nel seminterrato di casa, dove la fa rivivere e riesce a mantenerla in vita in una vaschetta riempita di liquido, attaccata a un sistema di cavi elettrici, teche protettive e fluidi chimici.
Cortner ora è deciso a commettere un omicidio pur di ottenere un nuovo bel corpo da attaccare alla testa della sua fidanzata. Mentre è a caccia di un campione adeguato quella notte in un bar burlesque e per la strada il giorno dopo, Jan nel laboratorio inizia a covare un piano omicida. Piena di odio per Cortner perché non l’ha lasciata morire, comunica telepaticamente con un orribile mutante prigioniero in una cella del laboratorio, dicendogli di uccidere lo scienziato.
Il mostro mutante inizia ferendo mortalmente Kurt, l’assistente del medico: l’uomo, dopo avere dato il pasto al mostro e fatta una pulizia generale di tutto il laboratorio, sta inconsapevolmente davanti alla finestrella nella porta della cella del mostro, porta che ha lasciato sbloccata, da dove il mostro protende il braccio gigante e strappa il braccio dell’assistente.
Nel frattempo Cortner conduce la modella Doris Powell alla sua residenza con la scusa di studiare il suo volto sfregiato promettendole un’operazione di chirurgia plastica e droga la sua bevanda in modo che perda coscienza, quindi la conduce fino al laboratorio. Quando Jan protesta dopo che Cortner le ha spiegato il suo piano di trapiantare la testa su questo nuovo corpo, lui sommariamente le chiude la bocca col nastro.
Il dottor Cortner poi si ferma di fronte alla porta della cella del mostro, con la finestrella di nuovo lasciata aperta. Il mostro afferra lo scienziato attraverso la porta e, chiudendolo in una morsa strappa la porta dai cardini. Il mostro, un gigante di due metri con una testa orribilmente deforme, presumibilmente risultato di vari trapianti falliti o altri scellerati interventi chirurgici dello scienziato, morde al collo Cortner dilaniandolo. Nella lotta fra i due, il laboratorio dello scienziato viene dato alle fiamme; Cortner giace morto sul pavimento e il mostro porta via l’inconscia Doris al sicuro. Come il laboratorio va in fiamme, si sente Jan dire “Ti avevo detto di lasciarmi morire” e un’ultima risata maniacale.
I temi classici del Frankenstein versione cinematografica ci sono tutti: il mad doctor, il mostro deforme creato in laboratorio (qui sdoppiato in una testa senza corpo e in gigante dal viso deforme), la bella salvata dal mostro in extremis.
L’attenzione sui “mostri” è evidente soprattutto nell’approfondimento psicologico della figura della donna ridotta a cervello vivente, che implora fin dall’inizio, nel buio della sala, assoluto e disturbante, “help me” aiuta(te)mi.
Il film presenta debiti, anche pesanti, oltre che, ovviamente, con il Frankenstein di Whale, anche con The lady and the monster (1944) di George Sherman, in cui è però Donovan, ricco uomo d’affari eccentrico ed autoritario, a morire in un incidente aereo. Come nel film epigono, il suo cervello continua a vivere grazie agli esperimenti del dottor Muller, ma acquista poteri eccezionali e si vendica.
Non mancano i momenti di ironia, non voluta, soprattutto in alcune scene, come quello della modella col bikini leopardato. la testa nella vaschetta anticipa singolarmente quella del film Re-Animator.
Il film fu girato come produzione indipendente nel 1959 con il titolo The Head That Wouldn’t Die. Alcune stampe della pellicola riportano sia The Brain That Wouldn’t Die come titolo di apertura che, come il titolo di chiusura, The Head That Wouldn’t Die.
Il film in versione originale
Il film in versione ridotta (71 minuti) sempre in lingua originale
il film in lingua italiana
4 su 6 (decisamente interessante, anche se non sempre convincente)