I mostri dell’immaginario puntata 12: la Marrocca

Decima puntata di questa carrellata sull’immaginario teratologico (ovvero sul mondo dei mostri) dedicata, stavolta,

the marsh monster by pavele
the marsh monster by pavele

Aspetto

La Marroca è una figura fantastica, un mostro che assume l’aspetto di una grossa biscia o di un grosso lumacone, che vive nei luoghi oscuri dove ristagna l’acqua, nelle fogne e negli acquitrini. Si tratta di un essere ripugnante e pauroso, che fa sentire la sua voce nel gorgoglio del mulinello e che può usare le dita o i tentacoli per catturare le vittime e trascinarle nella sua tana.

Testimonianze e diffusione

La figura della Marroca assume diverse connotazioni a seconda dei territori da cui provengono le varie testimonianze. Le narrazioni che riguardano questo essere mostruoso sono particolarmente diffuse nelle campagne chianine, in particolare a Montepulciano e nei suoi immediati dintorni. In quest’area, la tradizioen folklorica vede la Marroca come un mostro che può abitare sotto terra, nelle buche o nelle grotte, specialmente se ricoperte di melma o acquitrini. Per questa sua “predilezione”, la Marroca si trova particolarmente “a proprio agio” nelle fogne, nelle gore e nelle pozze vicino alle stalle. Il caratteristico rumore prodotto dalla Marroca è il gorgoglio del mulinello (simile, per altro, a quello dell’acqua che scende dal lavandino). Come buona parte delle creature mostruose del folklore italiano, è solita uscire di notte, quando, non a caso, gli acquitrini sono più pericolosi, e utilizza le sue lunghe dita che sembrano tentacoli, per strisciare lungo il terreno e avvinghiare le prede, portandole in acqua e divorandole.
La Marroca è conosciuta anche nel viterbese, area per altro non molto distante dalla Valdichiana. Anche in questa zona il mostro abita in pozze d’acqua stagnanti; in quest aree, però, il suo aspetto è più simile a quello di una piovra che al lumacone chianino. Può anche abitare in fondo ai pozzi ed ha la capacità di rendere l’acqua stregata: non soltanto può divorare i malcapitati che finiscono in fondo, per succhiare il loro sangue, ma l’acqua del pozzo in cui essa si nasconde è velenosa per chi la beve. I suoi poteri sono ben riassunti dalla canzone dei Razzaparte in dialetto di Montefiascone (in tabella con la traduzione in italiano a lato):

Si ttu tt’appròme al pózzo, mòca mòca / Te sènte tutt’a m bòtto tirà jjó / Jjó ddrénto sta dde casa la Marròca / Ch’adè nnemica dell’amór. // E ppàssejje lontano mal pózzo traditóre / Si ttu adae fortuna, fortuna coll’amóre / Quell’acqua ammarrocata béella nun ze pò / Perché adè la Marròca, nemica dell’amór. // T’anguanta pe le ciucce la Marròca / Te fa ccapofìccà pòe pell’ignó / Te suga l zangue ché mma llièe ll’anfòca / Perché adè l zangue dell’amór. Se t’avvicini tranquillamente al pozzo / All’improvviso ti senti tirar giù / Là dentro vive la Marroca / Che è nemica dell’amore. // E stai alla larga dal pozzo traditore / Se hai fortuna in amore / Quell’acqua “marrocata” non si può bere / Perché è la Marroca, nemica dell’amore. // T’afferra per le crocchie, la Marroca / Poi ti capovolge a testa in giù / Ti succhia il sangue perché la infuoca / Perché è il sangue dell’amore.

Altre figure similari

La Marroca della Tuscia ha molte somiglianze con l’Occhiomalo, una creatura delle leggende della Maremma toscana, diffusa in tutto il grossetano: un mostro che vive in fondo ai pozzi e che porta i malcapitati ad annegare.
Figure simili alla Marroca si può trovare in zone molto distanti dalla Valdichiana: in alcune zone della Sicilia, soprattutto nella provincia di Caltanissetta, è diffusa la credenza della Biddrina (o della Culobbia), che ha caratteristiche molto simili: vive nelle zone umide delle campagne siciliane e assume la forme di un grosso e pericoloso rettile con una colorazione tra il verde e il blu, occhi rossi e una bocca talmente larga da inghiottire agnelli e bambini.

In nomine omen

La credenza relativa alla Marroca, come detto, si riferisce principalmente alle campagne della Valdichiana e dintorni e rappresenta per quelle comunità uno spauracchio, una figura negativa che veniva utilizzata principalmente per spaventare i bambini e tenerli alla larga dalle zone pericolose. Proprio in campagne come quella originate dalla bonifica, in cui è frequente la presenza di acquitrini e di pozze stagnanti, è alto il rischio di annegamento per chi non fa attenzione a dove mette i piedi, soprattutto di notte. Le caratteristiche della Marroca (l’aspetto simile agli animali che abitano le zone paludosi, il verso che ricorda il gorgoglio del mulinello, le dita che rappresentano la paura di rimanere avvinghiati) fanno pensare a una creatura nata appositamente per rispondere all’esigenza di tener lontani i bambini dagli acquitrini e dalle falde melmose.
In questo senso, la Marroca può essere integrata nel paradigma del Babau, quei mostri del folklore europeo evocati per spaventare i bambini, una specie di “Uomo Nero” o di “Boogeyman”, le cui narrazioni servono ad insegnare alle generazioni più giovani i comportamenti ritenuti “socialmente giusti e accettabili” e/o tenerli lontani dai pericoli dell’ambiente circostante.
Nel viterbese, invece, la Marroca assume anche caratteristiche simili al paradigma della strega folklorica; infatti, la Marroca viterbese può essere rappresentata, oltre che un animale notturno simile a una piovra come una donna brutta e malvagia. La Marroca della Tuscia inoltre, può ammaliare i malcapitati, attirarli con una malia (a differenza di quella chianina, che invece utilizza le dita o i tentacoli) per attirarli nella sua tana.
Le similitudini tra la Marroca e la Biddrina potrebbero far pensare a un processo di diffusione della credenza popolare attraverso processi migratori, anche successivi alla bonifica della Valdichiana. Tuttavia, la tradizione della Marrocca si inserisce in un tema folkorico ben più ampio e radicato nel territorio (come, ad esempio, i punti di contatto conla storia dell’Occhiomalo e con la versione viterbese).

Nel mito, nella Letteratura e nella cultura pop

La fama della Marroca non è particolarmente diffusa nella cultura di massa dopo l’abbandono delle campagne. Oggi si parla di Marroca principalmente nella sua accezione di strega, che porta via il bambino capriccioso o che non vuol dormire.
In questo senso, la Marroca può essere paragonata al mostro che attende di cibarsi dei bambini cattivi: una minaccia estrema, simile alla richiesta di Sarah (Jennyfer Connelly) al Re dei Goblin in “Labyrinth”, di portare via il fratellino perché non dormiva e faceva le bizze (nel suo caso, fortuna volle che il Re dei Goblin fosse David Bowie).
La Marroca può essere anche accomunata alla più vasta credenza dei mostri che abitano le paludi, luoghi tipicamente considerati pericolosi e minacciosi. In tal caso, la produzione della cultura pop è più ampia e ci può portare a tanti riferimenti, tra cui “Swamp Thing” della DC comics, oppure “Il mostro della laguna nera”, film di fantascienza degli anni ’50 diventato un classico del settore.

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