15 luglio 1799: Nel villaggio egiziano di Rosetta, il Capitano francese Pierre-François Bouchard trova la Stele di Rosetta, reperto che permise di tradurre i geroglifici egiziani.
La Stele di Rosetta è, in realtà, il frammento di una stele più grande. Le numerose ricerche degli altri pezzi, effettuate presso il sito di Rosetta, non hanno dato esiti positivi e, per via del suo stato, nessuno dei tre testi è completo.
Il registro superiore, composto da geroglifici, ha subito i danni maggiori. Solo le ultime 14 righe del testo geroglifico possono essere lette; tutte sono mancanti sul lato destro e 12 di esse sulla sinistra.
Il successivo registro, di testo demotico, ha riportato meno danni: possiede 32 linee, di cui le prime 14 sono leggermente danneggiate sul lato destro.
Il registro del testo greco contiene invece 54 linee, di cui le prime 27 intere, le restanti frammentate a causa di una rottura diagonale in basso a destra della pietra.
Si tratta di un Decreto dei preti di Memfi, risalente al 196 a.C., in cui si riconosce al faraone Tolomeo V il merito di aver ristrutturato il Tempio di Ptha a Memfi. 1419 sono i Geroglifici, distribuiti in quattordici righe ed incompleti; il testo Demotico, invece, pressoché intatto, è distribuito su 32 righe; le parole in greco, infine, sono 486, distribuite su 56 righe.
La stele è stata eretta dopo l’incoronazione del re Tolomeo V e vi è trascritto il decreto che istituiva il culto divino del nuovo sovrano emesso da un congresso di sacerdoti che si riunirono a Menfi. La data riportata dell’incoronazione è del “4 Xandicus” del calendario macedone e del “18 Meshir” (o Mesore) nel calendario egizio, che corrisponde al 27 marzo 196 a.C. L’anno è indicato come il nono anno del regno di Tolomeo V (identificato tra il 197 e il 196 a.C.) ed è confermato con la nomina di quattro sacerdoti che officiavano in quello stesso anno.
Tuttavia, una seconda data viene fornita in greco e in geroglifico corrisponde al 27 novembre 197 a.C., ovvero all’anniversario dell’incoronazione di Tolomeo.
All’inizio, decifrarlo sembrò impresa facile.
In realtà, occorsero più di trenta anni e il genio multiforme di Champollion.
Occorsero tanti anni a causa di un errato presupposto. Il testo in greco, infatti, era leggibile e traducibile e, giustamente, si supponeva che le altre due scritture avessero lo stesso contenuto. Siccome, però, si era convinti che la scrittura egizia fosse esclusivamente ideografica, le varie decifrazioni degli altri due testi risultarono assai fantasiose e (a dir poco) alquanto bizzarre. Invece, come si sa, i presupposti erano abbondantemente differenti. Occorsero più di 20 anni all’inglese Young per decifrare solo un nome: quello del faraone Tolomeo, scritto all’interno di un cartiglio inciso su un obelisco di un Tempio sull’isola di File. Soltanto dieci anni più tardi, ma grazie proprio a quella prima decifrazione, Champollion riuscì a decifrare il cartiglio della regina Cleopatra: i due nomi, Tolomeo e Cleopatra (presenti sia sull’obelisco che sulla stele), contenevano diversi segni in comune. Partendo da quei geroglifici e confrontandoli al demotico ed al greco, Champollion riuscì a trovare la corrispondenza tra i diversi gruppi di segni (figurativi, simbolici, fonetici) ed a tradurre finalmente la “Scrittura Sacra”.
Il resto, è storia dell’egittologia moderna.