“BRIGANTI SI MUORE …”
in storie di Calabria e del Sud
Nel brigantaggio femminile, le drude, cioè le compagne dei capibanda, donne passionali e crudeli, feroci e determinati più degli uomini, venivano viste come figure femminili ribelli alla concezione di sudditanza agli uomini, in cui la società le poneva. Il loro comportamento reazionario era a protezione della famiglia, dei figli e degli uomini e la loro ribellione si poneva contro una mentalità sociale, economica e politica nella quale venivano poste nella società dell’epoca.
Quando venivano condannate a morte, affrontavano quel momento con dignità e coraggio.
Ma la fame ed il freddo uccideva anche molti di questi briganti e ci fu anche chi si suicidò per non cadere nelle mani del nemico e per non finire i suoi giorni in una cella di un carcere dopo essere vissuto sempre da libero nei boschi. Ma vi furono anche quelli che presentatisi innanzi all’esercito regolare nella speranza di ottenere un atto di clemenza, successivamente furono impiccati o fucilati sul posto, oppure, a seguito di condanne, finirono i loro giorni in carcere per malattie e stenti.
Angelo DI LIETO