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Il mito di re Artù e dei Cavalieri della tavola rotonda

Il mito arturiano ha ormai più di un millennio di vita.
Mille anni di immaginazione e creatività che hanno contribuito a formare l’immaginario europeo (se ci fosse tempo, potremmo discutere, ad esempio, del profondo ribaltamento del ruolo dell’eroe causato dallo svilupparsi del ciclo bretone) ed occidentale (sempre se ci fosse tempo, potremmo parlare del rapporto fra cavaliere bretone e supereroe, ad esempio Capitan America). Chissà se lo avevano compreso Geoffrey di Monmouth, responsabile del primo best-seller del mondo medievale e primo responsabile della diffusione sul continente del mito della spada nella roccia (che ancora non ha un nome), e Chetrien de Troyes, inventore del Graal e nume tutelare dei vari investigatori dei misteri, inventati e non.
Lo ha capito di certo il Sommo Poeta, che ha affidato all’immaginario arturiano un ruolo fondamentale nel canto più amato della Commedia, il canto di Paolo e Francesca (o meglio di Francesca e Paolo), come ricorda una delle frasi più celebri del Ghibellin fuggiasco, ovvero “Galeotto fu il libro e chi lo scrisse”. Galeotto, ovvero Galeaut, è appunto uno dei personaggi del ciclo arturiano.
Lo ha capito anche l’arte italiana ed europea, che non ha mai cessato di rifarsi ad Artù, Merlino, Lancillotto e tutti gli altri protagonisti delle saghe del ciclo bretone e di rinarrarne instancabilmente il mito, cercandovi nuovi significati che lo ricontestualizzino per le nuove generazioni. Lo hanno capito anche il cinema e il fumetto che, ciclicamente, riaffrontano (come dimenticare il principe Valiant, l’Excalibur di John Boorman, Capitan Bretagna e Camelot 3000, solo per citare qualche esempio più recente), attraverso Lancillotto ecc…, i temi senza tempo dell’amore e dell’amicizia, del potere e della giustizia, del tradimento e del perdono.
Nel mio piccolo, ho voluto contribuire a trasmettere il mito e i suoi valori alle nuove generazioni con queste sudate pagine, testimoni dell’amore che porto a questi antichi miti, come al mondo greco-romano, amore di cui è testimonianza la mia adorata figlia, che porta il nome della Signora del Lago e madrina di Lancillotto (oltre a quello della figlia di Agamennone e Clitennestra), a cui questo volume è dedicato.
Buona lettura a tutti.

prof. Raoul ELIA –  2022

Per continuare la lettura del Quaderno n.ro 29 clicca QUI

La Ciminiera – Ottobre 2021

Questo mese di Ottobre è  dedicato ad un valente artista contemporaneo Calabrese “Pino PINGITORE”,  inoltre, nel corso del mese, riproporremo, in un Quaderno,  un altro grande artista dell’ottocento Catanzarese: Francesco CRISTINI, (firmato Angelo DI LIETO e distribuito gratuitamente alla mostra tenutesi nella Galleria di Arte Moderna “Le Nove Muse” del Centro Studi Bruttium, nel lontano Agosto 1998).
Non anticipiamo tutto per non farvi perdere le piacevole sorprese.
Buona lettura e ricordate che il Bruttium riceve tutti coloro che amano condividere le loro esperienze.

Contenuti de La Ciminiera – Ottobre 2021

Pag – Titolo (Autore)
03 – Qualche domanda a Pino Pingitore (Lino Natali)
07 – Pino Pingitore. Ritratto d’artista senza figure (Raoul Elia)
09 – All’artista Pino Pingitore ( Angelo Di Lieto)
11 – Del Morire in solitudine (Antonio Iannicelli)
16 – La Foresta di Katyn (Angelo Di Lieto)
20 – La Licantropia tra storia e leggenda (Domenico Caruso)
24 – BASTET – La Dea felina (Greta Fogliani)
27 – Metaphore Snodate (Milena Manili)
28 – Jean-Frédéric Bazille (Roberto Cafarotti)
30 – La dieta della popolazione romana di Ercolano (Daniele Mancini)
32 – L’assedio di Rodi (1522) – La sconfitta dei Cavalieri (Gabriele Campagnano)
44 – Gli Alieni della Fortuna (Raoul Elia)
48 – Lo stupido (Giano)
55 – Il libro del mese (Francesca Ferraro)
56 – Vendemmia 2021 (Mario Dottore e Antonio Cortese)

Salva-Leggi: La Ciminiera – Ottobre 2021


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Il Formato A4 ha le seguenti dimensioni:
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La Ciminiera – Giugno 2021

SALVA-LEGGI: La Ciminiera n.ro 06 – 2021

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La piacevole condivisione, di questo mese, è l’annuncio di aver aumentato gli amici e collaboratori della rivista, infatti parte con questo numero una nuova collaborazione con un amante del bello e studioso della Storia dell’Arte.
Il suo nome è Roberto Cafarotti; a lui è dedicato questo numero, una rubrica fissa e la terza e quarta di copertina. Grazie Roberto, da tutti noi, per aver accettato l’invito.
Condivido inoltre questo numero de La Ciminiera, già accattivante dai titoli degli interventi (che potete leggere in copertina) ma è ancora più intrigante culturalmente se si leggono anche gli autori di questi titoli. Ma vorrei che giudicaste anche voi, essendo io parte attiva e, per alcuni, potrei peccare di buonismo. (Anche se chi mi conosce sa che non sono facile nei giudizi e nei rapporti di collaborazione, essendo molto critico, selettivo e poco disponibile a compromessi). Alla prossima.

 

Frammenti del passato: Hermes ma chi è da Ciminiera n. 1 anno 2010

Ben ritrovati.
Nuovo recupero d’annata, questa volta dalla Ciminiera targata 2010. Ecco qui un lungo excursus sul proteiforme dio greco Hermes ad opera di Raoul Elia.

Alzino la mano quanti sono convinti di saper rispondere alla domanda nel titolo. Chi è Hermes? I più diranno che è il messaggero degli dei. Vero, ma parziale. Perché Hermes è molto, molto di più, e c’è una ragione per cui è stato posto come titolo della rubrica dedicata al mystero, all’esoterismo, alle leggende e al folklore. Ecco una scheda del dio degli inganni e della furbizia.
Hermes o Ermes (in greco antico Ἑρμῆς), o anche Ermete, nella mitologia greca è il messaggero degli dei.
Platone fa sostenere a Socrate che si ‘dice’ che: «Ermes è dio interprete, messaggero, ladro, ingannatore nei discorsi e pratico degli affari, in quanto esperto nell’uso della parola; suo figlio è il logos», pur ritenendo che in realtà di questi dei non sappiamo nulla (1).
L’Inno omerico ad Hermes lo invoca come Hermes “dalle molte risorse (polùtropos), gentilmente astuto, predone, guida di mandrie, apportatore di sogni, osservatore notturno, ladro ai cancelli, che fece in fretta a mostrare le sue imprese tra le dee immortali” (2). Hermes funge anche da interprete, svolgendo il ruolo di messaggero da parte degli dei presso gli uomini, un compito che divide con Iris.
La figura di Hermes come donatore del fuoco agli uomini può essere accostata a quella del titano Prometeo. I due miti, infatti, riportano varie simiglianze, soprattutto nella natura ingannevole dell’azione del dio che imbroglia Zeus. Di Hermes si dice che sia stato anche inventore poliedrico: Hermes, oltre alla siringa e alla lira (nell’inno omerico a Hermes, lo stesso l’avrebbe inventata appena nato), avrebbe inventato anche molti tipi di competizioni sportive e la pratica del pugilato; per questo era considerato il protettore degli atleti.
Vari esperti di mitologia contemporanei hanno nei loro scritti messo Hermes in relazione con divinità imbroglione e ingannatrici presenti in altre culture, il cosiddetto trickster, sebbene vada detto che sulla figura del trickster (3), così come, del resto, su quella del soma indiano, sono state avanzate diverse obiezioni, fra cui la più importante, e significativa, è la eccessiva generalizzazione delle “meta-figure”, sorta di “archetipi” adattabili ma al prezzo di perdere gran parte del loro significato.
Di certo, Hermes è una divinità poliforme, dai molteplici talenti, a volte anche contrastanti. Appare come protettore dei ladri (ancora infante avrebbe rubato la mandria del sole a quell’addormentato sognatore di Apollo) e dei mercanti (e non c’è nessuna ironia, almeno da parte dell’autore, in questo accostamento, che è già nel testo omerico cui si è fatto riferimento più volte, sebbene per il cieco vate l’autore non si sente di mettere la mano sul fuoco), dei viaggiatori, degli inventori, dei musicisti e dei pastori (sempre per lo stesso mito, dato che, scoperto dal dio solare inventa la lira e la cede ad Apollo in cambio della mandria rubata).
Rivestiva anche il ruolo di psicopompo, ovvero di accompagnatore dei morti (psiche, infatti, vuol dire anima in greco) il cui compito era aiutare i morti a trovare la via per l’Aldilà. Perché tutte queste capacità per una divinità che, per il resto, i miti classici non considerano molto? Come sostiene Kerenyi (4), Hermes è il dio della capacità invettiva dell’uomo, della furbizia e di tutto ciò e di tutti quelli che al parto della mente si ricollega.
Vista la sua abilità ad attraversare i confini, “Hermes Psychopompos” (l’accompagnatore di anime) conduceva gli spiriti di chi era appena morto nel regno sotterraneo dell’Ade. Nell’Inno omerico a Demetra, Hermes riporta la kore (giovinetta o vergine) Persefone sana e salva dalla dea sua madre. Era anche noto per ispirare i sogni ai mortali mentre dormivano.
Per gli antichi Greci in Hermes si incarnava lo spirito del passaggio e dell’attraversamento: ritenevano che il dio si manifestasse in qualsiasi tipo di scambio, trasferimento, violazione, superamento, mutamento, transito, tutti concetti che rimandano in qualche modo ad un passaggio da un luogo, o da uno stato, all’altro. Questo spiega il suo essere messo in relazione con i cambiamenti della sorte dell’uomo, con lo scambio di beni, con i colloqui e lo scambio di informazioni consueti nel commercio nonché, ovviamente con il passaggio dalla vita a ciò che viene dopo di essa. Per questa ragione, Hermes ha parecchi punti in comune con il dio romano Mercurio ma anche con l’altra divinità romana dei confini, Terminus.
Nel pantheon olimpico classico, invece, Hermes era figlio di Zeus e della pleiade Maia, figlia a sua volta del titano Atlante. I suoi simboli erano il gallo e la tartaruga ma era chiaramente riconoscibile anche per il suo borsellino, i suoi sandali e cappello alati ed il bastone da messaggero, il kerykeion.

Hermes alato guida un’anima, decorazione di vaso ateniese

Era devoto e fedele a suo padre Zeus: quando la ninfa Io, una delle amanti di Zeus, venne catturata da Hera e custodita dal gigante dai cento occhi Argo, Hermes, su ordine del padre, andò a salvarla, addormentando il gigante con canti e racconti e quindi decapitandolo con una spada ricurva.
Nella mitologia romana, Hermes viene fatto corrispondere, non senza qualche riduzione di significato, al dio Mercurio, di derivazione etrusca, che possedeva molte caratteristiche simili a lui, come essere il dio dei commerci (ma non dei ladri!).
Su un piano più filosofico e teologico, Ermes veniva identificato con una forza mediatrice tra il cielo e la terra, impersonata dalla figura di Ermete Trismegisto: « Si tramanda che il loro capo sia Ermete, significando che bisogna compiere atti graditi con raziocinio, e non a caso, bensì verso quanti ne sono degni; infatti, chi sia stato trattato con ingratitudine diviene più restio a compiere benefici. Ora si dà il caso che Ermete sia il lógos, che gli dei inviarono a noi dal cielo, facendo della razionalità una prerogativa esclusiva degli uomini, tra le creature che vivono sulla terra, il che essi ritennero di gran lunga eminente su tutto il resto. E ha preso nome dell’occuparsi di parlare (mésthain ereîn) ossia di dire légein, oppure del fatto di essere nostro presidio (éryma) e, per così dire, nostra fortezza” (5).

Hermes dona ad Apollo la lira
Hermes dona ad Apollo la lira

Sull’origine del nome, ci sono state e ci sono molte teorie. Fin dal 1848, quando Karl Otfried Müller ne fornì una dimostrazione (6)ἕρμα), che identifica un tipo di pilastro quadrato o rettangolare decorato in alto con una testa (generalmente barbuta) di Hermes edeo, testimoniata dalle iscrizioni in scrittura Lineare B ritrovate a Pilo ed a Cnosso che riportano “Hermes Aroia” (Hermes ariete), che hanno ovviamente retrodatato notevolmente l’esistenza della divinità dell’inganno. In ogni caso l’associazione con questo tipo di costruzioni ― usate ad Atene con scopi apotropaici e in tutta la Grecia per segnare le strade e i confini ― ha fatto sì che Hermes diventasse il dio protettore dei viaggi fatti via terra.
Templi dedicati ad Hermes erano diffusi in tutta la Grecia, ma il centro più importante dove veniva praticato il suo culto era Feneo, in Arcadia, dove si tenevano le celebrazioni in suo onore chiamate “Hermoea”.
Nelle epoche più antiche, l’iconografia di Hermes era piuttosto diversa da quella adottata nel periodo classico: era immaginato come un dio più anziano, barbuto e itifallico (dotato di un fallo di notevoli dimensioni), molto simile, dunque, all’iconografia del dio egizio Bes, di Saturno e di altre divinità della capacità procreative. Nel VI secolo a.C., però, la sua figura fu rielaborata e trasformata in quella di un giovane dall’aspetto atletico, in parte, almeno, per il suo collegamento alla sua funzione di protettore degli atleti. Le statue di Hermes ritratto con il suo nuovo
aspetto, infatti, furono diffusamente sistemate negli stadi e ginnasi di tutta la Grecia.
In epoca classica, Hermes era solitamente ritratto mentre indossava un cappello da viaggiatore dall’ampia tesa oppure il petaso, il caratteristico cappello alato. Calzava un paio di sandali anch’essi alati, i Talari, e portava il bastone da messaggero tipico della cultura orientale – o il Caduceo attorno al quale sono intrecciati due serpenti, o il “Kerykeion” , sopra al quale si trova un simbolo simile a quello usato in astrologia per il segno del toro. Indossava abiti semplici, da viaggiatore, lavoratore o pastore. Spesso era rappresentato o ricordato inserendo nelle opere d’arte i suoi tipici simboli, la borsa, il gallo o la tartaruga. Quando era rappresentato nella sua accezione di “Hermes Logios”, ovvero il simbolo della divina eloquenza, generalmente teneva un braccio alzato in un gesto che accentuava l’enfasi dell’orazione.
Da questo punto, a partire dalla diffusione della cultura ellenistica, in particolare alessandrina, per una singolare (ma non unica, vedi la Dea Madre, associata a Ishtar, Iside ecc…) forma di sincretismo, Hermes venne associato alla divinità della conoscenza, della scrittura e della cultura in genere del pantheon eliopolitano (7) Thoth. Ma l’idea di cultura della cultura e della religione egizia è molto aristocratica ed elitaria, un sapere per iniziati, come testimonia la scrittura, per secoli appannaggio degli scribi e dotata di valore sacro. Per questa via, Ermete, divenuto Trimegisto (ovvero tre volte grande) diviene il dio della conoscenza iniziatica, dei misteri e dei segreti. Per ciò, da questa visione di Hermes deriva la parola ermeneutica, ovvero l’arte di interpretare i significati nascosti (8), ma anche l’aggettivo ermetico, che viene usato, ed abusato, per indicare ciò che esiste di “nascosto, segreto”. Come la poesia ermetica di Mario Luzi, Alfonso Gatto e Salvatore Quasimodo. E soprattutto come la tradizione alchemica e la sua volontà di trasmutazione dell’anima e dei metalli. Per questo, dunque, Hermes è chiamato a guidare le menti all’interno di questa rubrica, in cui avranno posto misteri, leggende, approcci non tradizionali ed originali.
“Lector, intende, laetaberis”.

Adolf Hirémy-Hirschl, The Souls of Acheron  (1898), olio su tela
Adolf Hirémy-Hirschl, The Souls of Acheron (1898), olio su tela

NOTE:
1 Cfr. Platone, Cratilo, 407e-408d;
2 “Inno ad Hermes”, 13. Da notare che la parola polùtropos (dalle molte risorse, ingegnoso, abile a trovare stratagemmi) è usata anche per descrivere Odisseo nel primo verso dell’Odissea;
3 Nella mitologia, nella religione e nello studio del folklore il trickster (in inglese ingannatore) è, dice wikipedia, “un essere spirituale, uomo, donna o animale antropomorfo, lussurioso e vorace, abile nell’imbroglio e caratterizzato da una condotta amorale, al di fuori delle regole convenzionali. In forma umana viene spesso raffigurato come un maschio, che a volte può anche assumere caratteristiche femminili, dotato di abnormi parti anatomiche, come narici, orecchie, bocca, ano, ecc. Tra gli animali che sono considerati trickster nelle varie culture troviamo il coyote, la volpe, il ragno, la lepre, il corvo (vedi Kutkh), e il lupo (si ricordi la famosa favola di Fedro su Il lupo e l’agnello). Nel folklore, il personaggio appare come uno scaltro mentitore che, con poco lungimiranti sotterfugi, riesce ad uscire sano e salvo anche dalle situazioni più ingarbugliate (delle quali spesso è artefice), come nella maschera di Pulcinella o nell’ Ifrit delle tradizioni arabo-islamiche. In questo differisce dal brigante, poiché la sua attitudine raramente lo porta a notevoli guadagni o cambi radicali di vita; piuttosto le sue furbonerie sono un contorto lasciapassare per la riuscita di piccoli imbrogli, sia commerciali che sessuali, che spesso sfociano nella comicità”. Il trickster, spesso descritto come un ladro o un folle, tende a mettere in moto cambiamenti imprevedibili nelle storie. Di solito non creerebbe dal nulla, ma si limiterebbe a co-creare, dando alla creazione aspetti imprevedibili o distruggendo il mondo conosciuto o l’ordine costituito, creandone uno differente. Da questa descrizione, abbastanza normale e generica, si evince chiaramente la scarsa affidabilità di questo “archetipo”. Del resto, male si adatta ad Hermes, poiché raramente le sue invenzioni sono, ad esempio, causa di ilarità, la sua furbizia è sempre vista positivamente dalla tradizione greca, fin dall’Inno omerico ad Hermes, mentre l’identificazione con un animale, il gallo, ha ragioni più profonde, essendo associato al suo essere divinità dei limiti, dei confini: il gallo, con il suo canto, segna il passaggio fondamentale (l’altro, oltre a quello vita-morte) fra il giorno e la notte. Comunque, per una più approfondita ricerca, si possono consultare P. Radin, The Trickster: A Study in Native American Mythology, 1956; Paul Radin – Carl Gustav Jung – Karl Kerényj, Il briccone divino, traduzione di Neni Dalmasso e Silvano Daniele, Milano, Bompiani, 1979; S. Miceli, Il demiurgo trasgressivo. Studio sul trickster, Palermo, Sellerio, 1984;
4 cfr in proposito Kerenyi, Karl, 1944. Hermes der Seelenführer, trad. it. Hermes, il conduttore di anime, in K. Kerenyi, Miti e misteri, traduzione di Angelo Brelich, Torino, Bollati Boringhieri, pp. 50-114;
5 Lucio Anneo Cornuto, Compendio di Teologia greca, XVI;
6 K.O. Müller, Handbuch der Archäologie (Manuale di archeologia), 1848;
7 la religione egizia ha avuto tre momenti di grande “sistemazione”. Di queste, la più famosa è la teologia detta eliopolitana dal nome di Heliopolis, o Eliopoli (Ἡλίου πόλις – Heliopolis in greco), importante città dell’antico Egitto, capitale del 13° distretto del Basso Egitto, dove sorgeva il più antico culto del dio Atum, dio sovrano del apntheon egizio, da dove è stato irradiato il culto dell’Enneade, cioè dei nove dei principali del pantheon egizio. Il sito si trova, attualmente, nella periferia del Cairo nei pressi del sobborgo detto el-Matariya. Eliopoli era una delle più rilevanti località legate al culto solare da cui il nome greco, città del sole. Il nome originale era ỉwnw o Iunu, ovvero la città dei pilastri;
8 occorre anche dire che, in greco antico, un uomo fortunato veniva chiamato “hermaion”.

La Ciminiera n. 11 è qui

Copertina del n. 11 2020 de la Ciminiera
Copertina del n. 11 2020 de la Ciminiera

L’autunno di fuoco è arrivato, con il suo carico di sofferenze e di morti per l’epidemia di COVID19. Ma noi rimaniamo attivi e fiduciosi con la nostra ammiraglia in piena forma, con la pubblicazione del nuovo numero della rivista “la Ciminiera – ieri, oggi e domani”.
In sommario, nel n. 11:
1) Editoriale di Pasquale Natali p. 02
2) Novembre romano di Daniele Mancini p. 03
3) Fatti non foste per viver come vetro
di Raoul Elia p. 05
4) Un computer per le predizioni? di Raoul Elia p. 08
5) Sole e Luna nella mitologia norrena di Greta Fogliani p. 11
6) Il Mitreo dei marmi colorati di Ostia Antica di Daniele Mancini p. 15
7) Emigrazione di Angelo Di Lieto p. 17
8) Morire d’amore di Angelo Di Lieto p. 20
9) Gli Indios sono uomini: la Sublimis Deus di Paolo III (1537) di Gabriele Campagnano Zweilawyer p. 24
10) Viaggio nella Sessualità Medievale
Pier Damiani e Burchard di Gabriele Campagnano Zweilawyer p. 27
11) Studi sul mosaico della Casa di Aion a Paphos, Cipro, tradotto e rielaborato da Daniele Mancini p. 34

Hanno scritto per noi in questo numero:
Angelo Di Lieto, Raoul Elia, Gabriele Campagnano Zweilawyer, Greta Fogliani, Daniele Mancini,

Si può scaricare la rivista ai seguenti link:

MEGA, GOOGLE DRIVE o ISSUU

oppure leggerla qui sotto

Buona lettura e buone vacanze a tutti!

I mostri dell’immaginario puntata 15: Gli Artibatiri o Artabatici

Quindicesima puntata di questa carrellata sull’immaginario teratologico (ovvero sul mondo dei mostri) dedicata, anche stavolta, a una razza di mostri semisconosciuti: gli Artibatiri o Artabatici.

Continua la lettura di I mostri dell’immaginario puntata 15: Gli Artibatiri o Artabatici

I mostri dell’immaginario puntata 14: i Brachistomi

Quattordicesima puntata di questa carrellata sull’immaginario teratologico (ovvero sul mondo dei mostri) dedicata, stavolta, ai semisconosciuti (e a ragione, credo) Brachistomi.

 Homo brachystomus - Particolare di un'illustrazione per le Cronache di Norimberga
Homo brachystomus – Particolare di un’illustrazione per le Cronache di Norimberga

Continua la lettura di I mostri dell’immaginario puntata 14: i Brachistomi

Esce la Ciminiera n. 10 2020

Copertina del n. 10 2020 de la Ciminiera
Copertina del n. 10 2020 de la Ciminiera

L’estate è finita, l’autunno di fuoco della pandemia e della scuola è iniziato ed ecco che esce il nuovo numero della rivista “la Ciminiera – ieri, oggi e domani” (speriamo che almeno questa sia una buona notizia…).
In sommario, nel n. 10:
1) Editoriale di Pasquale Natali p. 02
2) Ottobre romano di Daniele Mancini p. 03
3) Fake news borboniche di Raoul Elia p. 05
4) Gi Indios uomini o animali di Gabriele Campagnano Zweilawyer p. 10
5) Il mandriano e il brigante di Angelo Di Lieto p. 17
6) Amore e pietà ai tre martiri di Catanzaro di Angelo Di Lieto p. 19
7) Filomena e la Madonna di Raoul Elia p. 22
8) Inizio della Genesi norrena di Greta Fogliani p. 24
9) Leonida a Teate di Daniele Mancini p. 27
10) Il regno della Bumelliana di Raoul Elia p. 31
11) Al Fuhrer piacevano i giocattoli grandi di Raoul Elia p. 34

Hanno scritto per noi in questo numero:
Angelo Di Lieto, Raoul Elia, Gabriele Campagnano Zweilawyer, Greta Fogliani, Daniele Mancini,

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Ciminiera n. 10
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Buona lettura e buone vacanze a tutti!

I mostri dell’immaginario puntata 13: Fenrir il lupo

Tredicesima puntata di questa carrellata sull’immaginario teratologico (ovvero sul mondo dei mostri) dedicata, stavolta, alla mitologia norrena e al padre di tutti i lui, Fenrir.

Týr mette la mano nella bocca di Fenrir
John Bauer, Týr mette la mano nella bocca di Fenrir, illustrazione tratta da Our Fathers’ Godsaga di Viktor Rydberg

Continua la lettura di I mostri dell’immaginario puntata 13: Fenrir il lupo

E sono 9: Ecco la nuova Ciminiera online, gente

Copertina del n. 9 2020 de la Ciminiera
Copertina del n. 9 2020 de la Ciminiera

L’estate sta finendo, recitava la ormai dimenticata canzone dei Righeira, ma niente lacrime: puntuale come non mai, ecco che esce il nuovo numero della rivista “la Ciminiera – ieri, oggi e domani”.
In sommario, nel n. 9:
1) SETTEMBRE, IL MESE DELLA TRIADE CAPITOLINA di Daniele Mancini p. 04
2) Di alfabeti universali, profezie da fine del mondo, informatica e altre quisquilie di cultura (?) generale di Raoul Elia p. 06
3) Reati Sessuali nell’Ecloga di Leone III di Gabriele Campagnano Zweilawyer p. 13
4) Il vero uomo d’acciaio era italiano (o no?) di Raoul Elia p. 18
5) La Madonna di Loreto di Greta Fogliani p. 21
6) IL MUSEO EGIZIO DEL CAIRO di Daniele Mancini p. 24
7) STORIA DI UN AFFORCATO SUICIDA E DI UN PADRE PARRICIDA PER AMORE di Angelo Di Lieto p. 37

Hanno scritto per noi in questo numero:
Angelo Di Lieto, Raoul Elia, Gabriele Campagnano Zweilawyer, Greta Fogliani, Daniele Mancini,

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Ciminiera n. 9
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Buona lettura e buone vacanze a tutti!