Alla luce delle fonti storiche appare manifesto come i popoli europei accolsero con entusiasmo e tanta soddisfazione la fine di un ventennio napoleonico, segnato da un generalizzato quadro umano, sociale ed economico di distruzioni, privazioni e morti.
La nuova pagina di vita civile venne sancita dal ritorno sul trono dei sovrani spodestati da Napoleone in concomitanza dell’assetto politico dato all’Europa ed all’Italia dal Congresso di Vienna.
Archivi categoria: Cultura
La “GRANGIA” in Calabria
La parola “grangia” o “grancia” proviene dal francese, “granche”, e anche dal latino volgare “granea”, e significa granaio.
Originariamente si trattava di un insieme di magazzini usati, appunto, per la conservazione del grano. In seguito divenne una fattoria con tutti i mezzi necessari alla raccolta e lavorazione dei prodotti agricoli, come mulini, frantoi, depositi, ecc.
Il tutto veniva gestito da religiosi: basiliani, bizantini, certosini, cistercensi, florensi, ecc. Facevano parte della grangia il dormitorio, il refettorio e la cappella per le funzioni religiose. Qui si ospitavano anche i monaci anziani, i conversi (denominati così i non chierici dell’Ordine Certosino) con problemi di salute ed i novizi che si preparavano a seguire la vita eremitica.
ERO BAMBINO NEL ’47
I bambini degli anni ‘40-‘50
L’aver letto su un quotidiano nazionale alcune riflessioni sull’essere stati bambini negli anni ’50 mi ha indotto a ricordare la mia infanzia vissuta negli anni ’40. Essendo nato nel 1941, essa si svolse a cavallo degli anni suddetti e gli anni ’50. Proverò a narrare i miei ricordi ed i ricordi di cose che mi furono raccontate. Parlerò come se fossi ad una riunione di amici coetanei, dove ognuno dice le sue cose. Non sarà un trattato di antropologia sociale, ma saranno solo riportate cose viste e vissute più di mezzo secolo fa; e non saranno nemmeno “Le memorie di ottuagenario”, non ho l’età e d’altronde quelle sono state già scritte. Le cose che saranno raccontate nascono solo dai ricordi e tutt’alpiù saranno filtrate dalle esperienze e conoscenze acquisite in seguito. Non saranno consultati libri né esperti; imprecisioni, anacronismi, omissioni saranno tali perché così sono contenuti nei ricordi. Verrà fuori, almeno spero, la testimonianza di un’epoca di ristrettezze e povertà, ma non solo, vissuta da un bambino fra bambini venuti fuori da una grande guerra.
Antonio NICOLETTA
“BRIGANTI SI MUORE …” Volume Secondo
“BRIGANTI SI MUORE …”
in storie di Calabria e del Sud
Nel brigantaggio femminile, le drude, cioè le compagne dei capibanda, donne passionali e crudeli, feroci e determinati più degli uomini, venivano viste come figure femminili ribelli alla concezione di sudditanza agli uomini, in cui la società le poneva. Il loro comportamento reazionario era a protezione della famiglia, dei figli e degli uomini e la loro ribellione si poneva contro una mentalità sociale, economica e politica nella quale venivano poste nella società dell’epoca.
Quando venivano condannate a morte, affrontavano quel momento con dignità e coraggio.
Ma la fame ed il freddo uccideva anche molti di questi briganti e ci fu anche chi si suicidò per non cadere nelle mani del nemico e per non finire i suoi giorni in una cella di un carcere dopo essere vissuto sempre da libero nei boschi. Ma vi furono anche quelli che presentatisi innanzi all’esercito regolare nella speranza di ottenere un atto di clemenza, successivamente furono impiccati o fucilati sul posto, oppure, a seguito di condanne, finirono i loro giorni in carcere per malattie e stenti.
Angelo DI LIETO
CIVILTÁ MEDITERRANEE ED ORIZZONTI LINGUISTICI
CIVILTÁ MEDITERRANEE ED ORIZZONTI LINGUISTICI .
di Mario DOTTORE e Antonio CORTESE
Il percorso culturale, materializzato con questo lavoro, si concatena, prioritariamente, a due specifici periodi storici, tra loro separati da un arco temporale di c.a. 10 secoli.
L’arco temporale, infatti, ha come estremi la classica Civiltà Greca, generatrice di un vitale movimento di Colonizzazione, anche verso le terre d’Occidente, e la Civiltà Bizantina, correlata ad un vasto ed intenso processo di ellenizzazione del Bruzio ed in generale dei territori dell’Italia Centro Meridionale ed insulari, a partire dal VI sec. d. C. c.a.
In tale contesto si inserisce, questa compendiata analisi conoscitiva sulle colonie greche nell’Italia Meridionale, specialmente di quelle Calabresi.
Lo studio intrapreso può, senz’altro, recare un positivo contributo per l’approfondimento di quei caratteri legati alla nostra primordiale identità etnica e culturale.
Nel quadro storico, economico e sociale di riferimento si colloca, infatti, “la questione grecanica”, il complesso, cioè, dei problemi storici, linguistici, etnici, culturali e religiosi relativi alle popolazioni ellenofone di Calabria e, più generalmente, dei Greci d’Italia.
Il presente “Dossier” sulla “vexata quaestio” non ha, certo, la pretesa di dare, in merito, dei dati definitivi e, tantomeno, di giungere a soluzioni precise e conclusive; ma ha solamente lo scopo di riesaminare e, perché no, di riproporre all’attenzione degli studiosi uno degli aspetti più interessanti della questione, cioè quello storico, che in nessun modo può essere disgiunto da quello linguistico.
CALABRIA – Eponimi e Toponimi tra leggenda e storie
L’origine della Calabria è avvolta in un vaporoso velo di mistero in cui il mito e la fantasia si confondono con la realtà. C’è un dato certo però: la nostra regione, nel periodo neolitico (5.000 a.C.), è stata invasa dalla cultura di HACILAR; lo testimonia il ritrovamento, di notevole importanza artistica, delle famose “Ceramiche di FAVELLA DELLA CORTE (Corigliano)” in provincia di Cosenza: ciotole con decorazioni monocrome a bande rosse. (HACILAR ha influenzato anche la cultura di SESKLO (5.000 – 4.000 a.C.) zona della TESSAGLIA (nord della Grecia). Nella decorazione della ceramica nella cultura di SESKLO predominano variazioni del motivo a zig – zag e mostra indubbi legami con i disegni della tessitura e analogia con le nostre ceramiche di Favalla e dell ‘ Anatolica HACILAR.)
Sarino AMOROSO
Continua a leggere (o salva) iQuaderni n.ro 28
STORIE di grandi tragedie italiane nella Seconda Guerra Mondiale
……La strage di Cefalonia con oltre diecimila soldati fucilati, è da considerarsi un gravissimo crimine non contro un popolo, ma contro l’Umanità, i cui responsabili, a fine guerra, dovevano essere pesantemente puniti e condannati.
Il Governo Repubblicano Italiano, costituitosi nel 1946, preferì non indagare sui fatti, sugli eccidi e sulle responsabilità dei tedeschi, per cui il velo dell’oblio deliberatamente cadde su tutti i misfatti.
Anche sulla resa e sulla capitolazione dei soldati italiani in Grecia, il Governo italiano, piuttosto che renderle pubbliche, perché l’indagine per scoprire la verità sarebbe risultata particolarmente disonorevole per gli stessi italiani, preferì ignorare gli ordini di resa, le fucilazioni, le stragi e gli imbarchi forzati dei soldati italiani da inviare in Germania come forza-lavoro.
Su un totale di 12.500 soldati, furono massacrati 10.500 uomini e su 525 ufficiali ne furono uccisi 390. I superstiti furono successivamente inviati o in Russia o in Germania. E furono pochi coloro che ritornarono in patria.
Ed inoltre, ad esclusione dei martiri di Cefalonia trucidati dai tedeschi, circa tredicimila soldati italiani fatti prigionieri dopo la resa in Grecia, morirono nell’affondamento delle navi su cui erano stati imbarcati. …….
L’altro modello – Spigolature iconografiche e culto Mariano in Calabria
. . il concilio di Trento, con il decreto “De invocatione, veneratione, et reliquiis sanctorum et sacris imaginibus”, definì l’uso delle iconografie devozionali e ritenne che le “madonne galactotrophuse” fossero immagini sconvenienti.
Diverse chiese intitolate alla “Madonna del latte” mutarono denominazione.
I vescovi ebbero il compito di valutare le varie immagini e di decidere se fossero da ritoccate o rimuovere.
Dopo il Concilio, molte “madonne lattanti” furono classificate come bene artistico e non più come immagini di culto, tante furono rimaneggiate per ricoprire il seno della Vergine, cosa che spesso sembra frutto di autocensure e ripensamenti da parte degli stessi autori.
Per il popolo, però, l’allattamento materno era uno dei principali fattori economici della famiglia; con esso era possibile evitare di assoldare una balia o di comprare latte animale; una puerpera
procace poteva essere perfino un investimento familiare se allattava anche i bambini di altre mamme “asciutte” (affette da ipogalattia) o “snaturate”.
Franco FERLAINO
LEGGI-SALVA: iQuaderni N.ro 24
Per eventuale stampa il formato della pagina è un A5
Il Formato A5 ha le seguenti dimensioni:
in centimetri è 14, 8 cm x 21,0 cm
in millimetri è 148 mm x 210 mm
in pollici è 5,8 in x 8,3 in
Storia del ritiro dei Padri Pii Operai di Mesoraca
Il Comune di Mesoraca, in un’istanza del 30 Aprile 1898 rivolta a S. E. il Ministro delle Finanze del Regno d’Italia-Roma e concernenti i beni del Ritiro dei Padri Pii Operai di Mesoraca, a beneficio dell’Istruzione Pubblica,
così recitava:
“Esiste, da tempo remoto, nel Comune di Mesoraca
(oggi in prov. di Crotone) un Istituto Pio denominato
“Ritiro dei Padri Pii Operai“, avente per iscopo la
istruzione e l’educazione civile e morale delle classi meno
agiate, la cui fondazione mette capo al Regio Beneplacito
del 15 Luglio 1752“.
Angelo DI LIETO
LEGGI-SALVA: iQuaderni n.ro 23-2021 – Padri Pii Operai
Per eventuale stampa il formato della pagina è un A5
Il Formato A5 ha le seguenti dimensioni:
in centimetri è 14, 8 cm x 21,0 cm
in millimetri è 148 mm x 210 mm
in pollici è 5,8 in x 8,3 in
“Il Cirò” come Cultura e Coltura
Una interessante opportunità d’indagine culturale ed antropologica nell’ambito del Settore produttivo vitivinicolo regionale, è sicuramente offerta dal Sistema-Distretto riguardante i caratteri del segmento di filiera storica del Marketing e del Commercio del vino ‘’Cirò’’.
Mario DOTTORE
CONTENUTI
05 – Indotti commerciali e vie di comunicazione
15 – Un vino sulle rotte italiche e del Mediterraneo
19 – Il “CIRO’” Nelle vicende di un carico marittimo del XVI secolo
24 – Il “CIRO’” tra leggenda e realtà
32 – Il “CIRO’” nel contesto storico-giuridico della sua denominazione d’origine ed in due inventari del XVI secolo
43 – Il “CIRO’” in frammenti statistici descrittivi
47 – Il “CIRO’” nella “nobiltà letteraria” italiana ed europea del XIX e XX secolo
67 – Bibliografia essenziale
LEGGI-SALVA: iDossier N.ro 07-2021
Per eventuale stampa il formato della pagina è un A5
Il Formato A5 ha le seguenti dimensioni:
in centimetri è 14, 8 cm x 21,0 cm
in millimetri è 148 mm x 210 mm
in pollici è 5,8 in x 8,3 in