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Android e PC parte 1: MaruOs

Il futuro dei PC?
Il futuro dei PC?
Da tempo circolano voci sulla possibilità di utilizzare android su pc come sistema operativo. Di certo, l’integrazione con l’ecosistema di google (Drive, Presentazioni, Fogli, Documenti, Foto, Youtube, Keep ecc…) e con le app del Google app store renderebbe il sistema molto funzinale. Tuttavia, i tentativi di realizzare un computer con sistema android sono epr lo più naufragati o immersi nelle difficoltà di progettazione. Vediamo con questa serie di articoli le soluzioni più funzionali e il loro stato di sviluppo. Cominciamo con iol progetto MaruOs.
Maru OS è una Custom ROM, ovvero una versione del sistema operativo più completa, con funzionalità in più e personalizzazione e fluidità maggiore della ROM (una tipologia di memoria informatica non volatile in cui i dati sono memorizzati tramite collegamenti elettronici fisici e stabili) venduta con il telefono, che fonde elementi di Android con particolari propri di un ambiente di lavoro Debian Linux: cioè permette di proiettare il sistema operativo dello smartphone su un monitor esterno, mantenendo al contempo lo smartphone indipendente e connesso (le immagini sul device sonoo disponibili anche sullo schermo connesso, per esempio). Dal 26 agosto 2016 il progetto è divenuto open source (cioè aperto per essere modificato da altri) ed ha un nutrito gruppo di fan/collaboratori.
Detto questo, ci sono delle perplessità.
Innanzitutto, la natura stessa del progetto ne limita le possibilità ad una sola marca di smartphone. Inoltre, nonostante Maru OS sia indipendente dal desktop a cui è connesso, ne rimane comunque collegato ed al momento dello spegnimento dello schermo anche l’ambiente di lavoro esterno si disattiverà; la Custom ROM impone poi un sistema operativo privo delle Google App e di Google Play – nonostante sia comunque possibile procedere alla sua installazione. Le applicazioni presenti sono poche ma comunque funzionali: l’ultimo update ha introdotto GIMP per le immagini scalari (bmp, jpg, gif), Scratch (lingaggio di programmazione per scuole), Inkscape (immagini vettoriali) e persino una modalità di registrazione ed editing di video con OpenShot.
Chissà, potrebbe la soluzione del futuro.

The magical mistery tour: ma gli alieni sentono la radio?

Onde radio dallo spazio captate in Russia: sono di origine aliena?
Il telescopio russo RATAN-600 ha captato un forte segnale nella direzione di HD16459, una stella distante 94 anni luce dalla Terra. Le onde radio captate erano 4.5 volte più potenti del normale e alcuni hanno ipotizzato che possano trattarsi di un segnale alieno, ma la realtà potrebbe essere un’altra: Seth Shostak, direttore del SETI Research, non crede che il segnale venga da quella stella perché il telescopio non ha una visuale circolare e quindi potrebbe trattarsi di segnali deviati. Al momento non si sa se si tratta di un’interferza di origine umana o meno; le indagini sono ancora in corso.
Perché ci sono tutte queste esitazioni?
Veduta notturna del Telescopio di Parkes in Australia
Veduta notturna del Telescopio di Parkes in Australia

Si tratta di un’operazione estremamente complessa: ad oggi sono stati rilevati solamente 17 Fast Radio Burst, la cui esistenza è stata solitamente verificata in modo retroattivo, ossia analizzando i dati di alcuni radiotelescopi.
Normalmente la scoperta richiedeva parecchio tempo: il primo FRB mai rilevato ha “colpito” il Parkes Observatory in Australia nel 2001, ma è stato scoperto ben sei anni dopo. Mancava infatti una tecnologia e un sistema per catturarli “dal vivo”.
La prima volta che una di queste misteriose “pulsazioni radio” è stata osservata dal vivo è invece avvenuta poco più di un anno fa. Uno degli aspetti che rendono particolarmente difficile “cogliere sul fatto” i burst è la loro velocità: durano infatti pochi millisecondi, ma sprigionano nello spazio sotto forme di onde radio un’energia pari a quella emersa dal nostro Sole nel corso di diversi giorni.

Un team internazionale di scienziati ha dunque messo a punto un sistema per rilevare istantaneamente questi misteriosi fenomeni, grazie al Parkes Observatory e ad un supercomputer capace di analizzare in tempi rapidissimi i dati. “L’obiettivo era quello di ridurre il tempo che intercorre dal momento in cui il piatto [del telescopio viene colpito] a quello nel quale sappiamo che è accaduto da mesi a niente”, spiega alla BBC Evan Keane, primo autore dello studio pubblicato su Nature.

In questo modo, quando un burst ha colpito il telescopio il 18 aprile del 2015, è stato immediatamente possibile “puntare gli occhi” verso la sua fonte. Due ore dopo il segnale, i sei piatti da 22 metri del Australian Telescope Compact Array sono immediatamente stati puntati in direzione della porzione di cielo dalla quale proveniva il Fast Radio Burst, riuscendo a cogliere un bagliore residuo durato sei giorni.

Uno dei questi segnali, il più stuzzicante di tutti, è stato rilevato il 15 agosto del 1977, divenuto famoso con la denominazione di ‘Segnale WOW’. La trasmissione fu intercettata dall’astronomo Jerry Ehman mentre era impegnato nell’utilizzo del Big Ear Radio Observatory, presso l’Ohio State University, in un progetto di studio per conto del SETI.
Il ricercatore individuò una breve raffica di onde radio durata solo 72 secondi, trenta volte più forte del rumore di fondo e mai più riascoltato, nonostante le ripetute ricerche successive.
Il segnale fu ritenuto talmente notevole che Ehman cerchiò con la penna rossa la sequenza numerica del tabulato stampato da computer, annotando a margine la parola ‘WOW’, affibbiando involontariamente il nome che poi avrebbe reso famoso il segnale.
Gli scienziati ritennero che il segnale si adattasse molto bene ad alcuni criteri che permettevano di ipotizzarne un origine extraterrestre. Ma, nonostante le numerose ore di lavoro seguenti, nessuna sorgente fu identificata, nè fu possibile intercettare nuovamente la trasmissione. Ad oggi, il segnale ‘WOW’ risulta essere ancora un completo mistero.
L’unica certezza degli astronomi è che il segnale ha avuto origine nello spazio profondo, quindi o si tratta di un fenomeno astrofisico ancora sconosciuto agli scienziati, oppure è un segnale generato da un’intelligenza aliena.

ArcheoNews: un tunnel sotto Palenque

La piramide conosciuta come il Tempio delle Iscrizioni a Palenque
La piramide conosciuta come il Tempio delle Iscrizioni a Palenque
Nel sito Maya di Palenque, in Messico, scavi archeologici recentissimi hanno portato alla luce, è il caso di dirlo, un canale d’acqua sotterraneo costruito sotto il Tempio delle Iscrizioni, il monumento funebre che ospita l’antico re maya Pacal.
Secondo l’archeologo Arnoldo Gonzalez, scopritore del tunnel, la tomba e la piramide sarebbero state costruite di proposito sopra una fonte d’acqua, in un periodo tra il 683 e il 702 d.C. Il tunnel porta acqua da sotto la camera funeraria fino all’ampia spianata davanti al tempio. L’idea è che indichi al re morto Pacal (Pakal K’inich Janaab’, conosciuto anche come Pacal il Grande o semplicemente Pakal, è stato il più celebre re maya di Palenque) un cammino verso il mondo ultraterreno.
Maschera funeraria del re maya Pacal. Fonte: Wikipedia
Maschera funeraria del re maya Pacal. Fonte: Wikipedia

Lo scavo e il tunnel
Lo scavo e il tunnel

Il tunnel, che si collega a un altro, è realizzato interamente in pietra e misura circa 60 cm sia di larghezza che di altezza.
Il direttore del settore archeologia dell’Istituto Nazionale di Antropologia e Storia (INAH), Pedro Sanchez Nava, dice che la teoria di Gonzalez ha senso, alla luce delle scoperte effettuate presso altri siti precolombiani, come a Teotihuacan, dove era stato rinvenuto un altro tunnel d’acqua.
«In entrambi i casi era presente una corrente d’acqua», dice Sanchez Nava. «C’è un significato allegorico per l’acqua… dove il ciclo della vita comincia e finisce».
Lo scavo è cominciato nel 2012, quando i ricercatori si erano interessati alle anomalie sotterranee, rilevate grazie a strumenti di rilevazione come il georadar, sotto l’area di fronte ai gradini della piramide. Scavando in un punto hanno scoperto tre strati di pietra accuratamente disposti sopra il tunnel.
Gonzalez dice che lo stesso tipo di copertura a tre strati era stato trovato nel pavimento della tomba di Pacal, dentro la piramide.
Alzato del tempio e del canale
Alzato del tempio e del canale
Alzato del canale
Alzato del canale

Nota: Le immagini dell’articolo, ove non indicato diversamente, sono di fonte INAH, che si ringrazia.
Il tunnel
Il tunnel

Vodka a fumetti?

Ok, forse stiamo esagerando. Vanno bene cosplayers, film, cartoni animati, libri, radio, ma che i supereroi colonizzzino anche la vodka no, questo no.
Krizia Soetaniman si è divertita a personalizzare le bottiglie di Absolut Vodka con i più famosi eroi Marvel: ecco quindi che troviamo sulle etichette Iron Man, Capitan America, Spider-Man, Thor, Hulk e Wolverine!
Il progetto è comunque una cosa individuale riguardante esclusivamente l’autrice: almeno per ora, quindi, non ci sarà nessuna collaborazione tra Absolut e la Marvel (anche se, sinceramente, Tony Stark ci stava davvero bene!).



Mah!

Burka Avenger: la supereroina in Burqa

Negli ultimi tempi ci sono state numerose polemiche su Burqa e Burqini: simbolo di oppressione o libertà di espressione? Difficile a dirsi, ma forse non tutti sanno che esiste addirittura una supereroina che indossa il Burqa: il suo nome è Burka Avenger, scritto con la K, simbolo per eccellenza della controcultura. Ma l’eroina è davvero una progressista rivoluzionaria, oppure fa una sorta di pubblicità positiva al burqa, che è un simbolo dell’oppressione femminile? La protagonista di questo cartone animato Pakistano indossa come costume da eroina il burqa per celare la sua vera identità e combattere corruzione, poligamia e analfabetismo. Il cartone ha come scopo principale quello di promuovere la lotta per i diritti delle donne, tra cui il diritto all’istruzione in Pakistan. Burka Avenger è una vendicatrice che combatte potenti e prepotenti usando l’arma della cultura. La peculiarità di questa “Wonder Woman Pakistana” è, oltre al fatto di indossare il burqa, quella di usare come armi matite, righelli  e  altri simboldi della cultura e dell’educazione. Cosa ne pensate?

Sorgente: Burka Avenger: la supereroina in Burqa

Echo village

Alle porte di Amsterdam sta nascendo un ecovillaggio che non avrà bisogno di ricorrere all’energia della rete elettrica o al consueto sistema alimentare. Diventerà un vero e proprio modello di autosufficienza e di sostenibilità per il futuro.
Una comunità di persone che hanno scelto uno stile di vita più sostenibile rispetto alla frenesia cittadina ha deciso di dare vita a ReGen Village. Si tratta in realtà di un progetto più ampio che vorrà comprendere più ecovillaggi nei Paesi Bassi e nel resto del mondo.
L’idea è di fondare un nuovo tipo di comunità pensata per essere completamente autosufficiente sia dal punto di vista energetico che alimentare oltre che per quanto riguarda il riciclo dei rifiuti, in cui non ci saranno sprechi.
Ad esempio dagli scarti alimentari si otterrà il compost necessario per la coltivazione di frutta e verdura. All’interno dell’ecovillaggio ci saranno delle coltivazioni da agricoltura biologica ad alto rendimento, combinate con la permacultura e con le foreste urbane per la coltivazione di alberi da frutto.
La produzione di energia avverrà grazie ad un mix di solare termico, fotovoltaico, eolico, geotermico e biomasse. Così gli scarti agricoli si potranno trasformare in una fonte di energia utile per l’autosufficienza. Un impianto per il biogas trasformerà in energia i rifiuti non compostabili. Ci sarà un sistema per la raccolta dell’acqua piovana e le acque grigie serviranno per irrigare gli orti.
Gli ideatori del progetto stanno creando un modello di ecovillaggio sostenibile ed efficiente facile da esportare a livello globale. Il primo ReGen Village si trova a 20 minuti di treno da Amsterdam, nella località di Almere.

Archivio 4Fogli – Anno 2002-01 numero 01

testataWe Shall Overflow (noi ce la faremo)

Eccoci qui, pronti e impazienti di cominciare.

Dopo un po’ di tempo, legato alle difficoltà dell’impegno che un quindicennale presenta piuttosto che alla nostra incuria e al nostro disimpegno, siamo tornati, “insieme per la prima volta”, a parlarvi dalle pagine di questi quattro fogli.
Quattro fogli, quattro piccoli fogli che vorrebbero raccogliere le idee, le opinioni, le notizie che riguardano i problemi della città, seguendo le vicissitudini di quegli argomenti che interessano voi lettori e noi redazione, che interessano (o dovrebbero interessare) tutti gli abitanti di Catanzaro.
Continua la lettura di Archivio 4Fogli – Anno 2002-01 numero 01

Archivio Storico C.S.B. Maggio 12 – 1996

Incontro con: Marcello Veneziani

Incontro-dibattito con il giornalista Marcello Veneziani in occasione della pubblicazione del libro “ANTI ‘900”

ven1ven2

Da sinistra: Pino Grillo (Settecolori Editore) – Marcello Veneziani

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