
La sched(in)a
Titolo originale Robowar – Robot da guerra
Paese di produzione Italia, Filippine
Anno 1988
Durata 92 min
Genere azione, fantascienza, avventura
Regia Bruno Mattei (come Vincent Dawn)
Soggetto Rossella Drudi, Claudio Fragasso
Sceneggiatura Rossella Drudi
Produttore Franco Gaudenzi
Casa di produzione Flora Film
Fotografia Richard Grassetti
Montaggio Daniele Alabiso
Musiche Al Festa
Scenografia Vic Dabao, Mimmo Scavia
Trucco Franco Di Girolamo

Il cast
Reb Brown: Maj. Murphy Black
Catherine Hickland: Virgin
Massimo Vanni: Pvt. Larry Guarino
Romano Puppo: Cpl. Neil Corey
Claudio Fragasso: The Hunter
Max Laurel: Quang
Jim Gaines: Sonny ‘Blood’ Peel
John P. Dulaney: Arthur ‘Papa Doc’ Bray
Mel Davidson: Mascher

Un po’ di storia
Nelle Filippine Omega 1, un robot ancora in fase di sviluppo sfugge al controllo dei suoi creatori e comincia a distruggere tutto ciò che incontra.
Mascher, il creatore del ROBOWAR (questo è il soprannome del robot) mette insieme una squadra di mercenari guidati dal maggiore Murphy Black, per riuscire a stanare e disattivare il micidiale robot. Mentre sono nella giungla, i mercenari intervengono per salvare una ragazza, di nome Virgin (solo di nome?) dai guerriglieri locali, che poi li segue. Vengono assaliti dal robot e costretti alla fuga nella giungla. La donna li porta all’ospedaleda cui proviene, controllato dai guerriglieri.
Il gruppo si infiltra nell’accampamento e tenta di liberare i bambini prigionieri, ma è troppo tardi; i piccoli sono stati massacrati dai guerriglieri.
Il robot, però, è alle loro spalle e li attacca.
Uno ad uno i componenti della squadra, compreso Mascher, vengono uccisi da ROBOWAR.
Solo Marphy e Virgin, la donna a cui i mercenari hanno salvato la vita nella foresta, riescono a sfuggire al Robowar. Mentre preparano una trappola esplosiva per il cyborg, un registartore lasciatogli dall’inventore del cyborg rivela che il robot altri non è che un suo vecchio amico morto in Vietnam e riportato in vita per attivare il ROBOWAR (ed ecco anche il riferimento a Robocop).
Nello scontro finale tra il Robowar e Marphy, il cyborg riconosce l’amico e i ricordi iniziano a riaffiorare. La ragazza lo acceca con l’acido, poi i due fanno saltare in aria il robot con la trappola esplosiva. Ma questi, sopravvissuto, anche se in condizioni precarie, insegue i due fino alla spiaggia.
Marphy lo attira lontano dalla ragazza, che cerca di raggiungere la barca per il recupero a nuoto, di nuovo nella giungla. Qui, il cyborg, ormai deteriorato irrimediabilmente, chiede all’amico di distruggerlo con il telecomando recuperato dallo stesso.
Il cyborg salta in aria e Marphy si salva tuffandosi dalla cascata.
Analisi
La parte iniziale sembra la pessima copia di Apocalypse Now, recitata anche male, con la presentazione all’agente del governo della squadra, qui composta di mercenari, per poi proseguire con il viaggio in acqua (via mare, non fiume), con tanto di appassionato di musica rock e comemnti omofobi. Dopo di che, si passa a Terminator (ROBOWAR è infatti un robot mandato per distruggere i ribelli “troppo attivi” di un non meglio identificato paeese del Centro America) e Predator, con tanto di cadaveri, agguati, trappole e nemico invisibile ma mortale. Si copiano anche i particolari, con il robot che osserva i suoi avversari attraverso un visore di puntamento e impara ad imitare le voci registrandole, come il Predator. Anche qui, uno ad uno, i mercenari vengono eliminati, anche se con minor sadismo che nel film con Swarzenegger. Alla fine, si scopre che non è un robot ma un cyborg con la personalità di un amico dell’unico sopravvissuto morto in guerra, così si chiude il ciclo delle copiature inserendoci anche il buon Robocop.
Il cyborg, che fa terra bruciata al suo passaggio, è forse simbolo della nuova tecnica di guerra che sconfina nel terrorismo e nell’iper-violenza tecnologica. Curiosamente, però, Robowar è un bizzarro insieme che mescola un po’ di tutto l’armentario dei film italiani, dal pettorale di cuoio alla peplum, all’armatura pseudo medievale con spalle rinforzate alla Dredd, dal casco da motociclista post-apocalittico a quant’altro i truccatori Paolocci e Bruno Mattei hanno potuto “recuperare” dai magazzini e dai set dismessi di Cinecittà.
Su recitazione e sceneggiatura, stendiamo un velo pietoso: il migliore è probabilmente Claudio Fragasso, ovvero il clone di Terminator/Robocop/Predator.
Recensioni
Il film, “tra gli ultimi stanchi e frettolosi prodotti italiani nati sulla scia del successo dei vari Terminator e Predator”, “tenta di distinguersi scegliendo un’ambientazione alla Rambo” (Fantafilm).
Voto
voto 0,5 di 5 (Dalla scopiazzatura senza ritegno non si salva proprio niente)

Bibliografia
Chiavini R. – Pizzo G. F. – Tetro M., Il grande cinema di fantascienza: da 2001 al 2001, Vol. 1 di Il grande cinema di fantascienza – Collana gli Album, Gremese, 2001, pag.53 (http://books.google.it/books?id=-wqTUPLirosC&pg=PA53&lpg=PA53&dq=robowar+vincent+dawn)
multimedia
Il trailer (in inglese)
Il film in italiano
Link esterni
La scheda di Robowar (1988) da Wikipedia
La scheda di Robowar (1988) da IMDB.com
La scheda di Robowar (1988) da Allmovie
La scheda di da Rotten Tomatoes
La scheda di Robowar (1988) da Fantafilm