Raspberry pi parte 9: quando lo spazio non è sufficiente…

Bentrovati.
Questa volta, per ragioni tecniche, la rubrica è un po’ in ritardo. Comunque, lo slittamento dovrebbe valere solo per questa settimana.
Nelle puntate precedenti abbiamo montato un raspberry, installato il sistema operativo Raspbian, avviato sistemi di controllo remoto, sia via tastiera che con interfaccia grafica. Ma cosa si può fare, ora?
Tante cose.


Il Raspy può diventare un server per un blog o un sito personale, un cloud storage personale, una torrentbox, un sistema di sorveglianza a distanza (con una fotocamera aggiuntiva, ovviamente) e tanto altro.
Ma il problema più grave, ora, rimane quello delle dimensioni. Una scheda microSD è piccola, per ospitare efficacemente le opzioni di cui sopra. Nella maggior parte dei casi, infatti, non vanno nemmeno bene schede da 64 gb, che comunque sono molto costose.
Dunque cosa fare?
Utilizzare un HD esterno.
Ora, il consiglio spassionato che mi sento di dare è scegliere un hard disk con box esterno con alimentazione indipendente, dato che il raspberry consuma gran parte dell’energia disponibile, passando alle porte USB solo i canonici 500 mAh che, pur in grado di sostenere una pendrive, non sono sufficienti a far girare gli HD esterni, specie se di grandi dimensioni. Dunque, da evitare gli hard disk con box esterno autoalimentato (che prende cioè l’energia dalla porta USB), sebbene più piccoli e quindi meno ingombranti di quelli alimentati esternamente.
Detto questo, anche il tipo di formattazione è importante. Sebbene il sistema operativo Raspbian sia abbastanza accomodante, in fatto di formattazione, leggendo con una certa disinvoltura sia i file system per windows, NTFS, fat32 e exfat o fat64, che quelli per mac, se l’HDD non è stato formattato, conviene, a scanso di equivoci, utilizzare il formato ext4, nativo del Linux ed ugualmente affidabile, sebbene non vi sia compatibilità piena con gli altri sistemi. La scelta, comunque, dipende dall’utilizzo che si vuole fare del HDD. Se viene usato come supporto solo per il Raspbian, meglio una formattazione tipica di Linux, altrimenti, occorre riflettere con quale sistema operativo (e quindi quale formattazione) verrà anche utilizzato l’HDD.
Sulla formatta Rimando alle pagine di wikipedia relative alla formattazione e ai file system per ulteriori approfndimenti. Sta di fatto che, in moltissimi casi, l’hard disk esterno collegato viene letto automaticamenet dal sistema che tende a posizionarlo o in una sottocartella della cartella /mnt/ o in una sottocartella della cartella /mnt. Ma cosa succede se non lo fa, ad esmepio perché l’HDD non è già formattato e occorre formattarlo?

Per montare “manualmente” un hdd, occorre innanzitutto sapere come il sistema operativo identifica l’hdd stesso, come “lo legge”.
Per visualizzare i dischi collegati, occorre attivare il terminale e digitare il comando:

sudo blkid

Normalmente, il device connesso verrà mostrato con un codice del tipo /dev/sd*& dove * è una lettera che indica il numero di dispositivi usb collegati, mentre & è il numero delle partizioni sul disco usb. Ad esempio un disco con 2 partizioni comparirà suddiviso in /dev/sda1 e /dev/sda2.
Ora, in /dev viene mostrato l’hardware e la sua gerarchia, ma non si possono fare operazioni sui file o accedervi. Per farlo bisogna creare un “punto di mount”, ovvero una cartella vuota in cui verrà rappresentato (attenzione, rappresnetato, non riversato o copiato che dir si voglia, nel senso che, se si copia qualcosa in quella cartella, in realtà viene copiato sull’HDD e viceversa) il contenuto del disco che sarà dunque accessibile.
Supponendo di voler creare una cartella di nome pippo, in omaggio ad una vecchia tradizione degli informatici, nella directory di sistema mount (/mnt), il codice da digitare sarebbe:

sudo mkdir /mnt/pippo

Detto questo, il codce da digitare per montare il nostro pippo è il seguente:

sudo mount -o uid=pi,gid=pi /dev/sda1 /mnt/pippo
dove, ovviamente,
/dev/sda1 è l’hardware da montare,
/mnt/pippo è il punto di mount,
uid e gid sono gli identificativi dell’utente e del gruppo a cui consentire le operazioni di “mount” del disco (se non abbiamo fatto danni, sono quelli predefiniti sul raspberry pi, appunto).
Ed ecco fatto, il nistro recalcitrante HDD viene “montato”, cioè “rappresentato” nella cartella “pippo”, in cui troveremo tutti i file del HDD.
La prossima volta vedremo come fare in modo che l’HDD sia montato all’avvio del sistema.
Per stavolta è proprio tutto, arrivecedrci a presto (ciao anche da /mnt/pippo).

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