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Cavalleria e Ordini Cavallereschi

Il perché di questo volume

Parlare degli Ordini equestri non è certamente cosa priva d’importanza, poichè parlando di essi fatalmente si parla pure di storia religiosa, civile e politica di uno Stato e di una Nazione. Tant’è che da circa tre secoli vengono pubblicati su questo argomento quantità notevoli di lavori e ciò dimostra come sia sentita la necessità di narrare le origini e le vicende di quegli Ordini religiosi e cavallereschi, molti dei quali risalgono a tempi antichissimi, e continuano a dare un’idea completa ed esatta della pietà e del valore
dei nostri antenati.

In Inghilterra, sono state e vengono tuttora scritte opere pregevoli su questo argomento; ma i lavori italiani contemporanei, salvo sparute ottime comparse, sono di solito incomplete, se non errate. La maggior parte di quelle esistenti videro la luce nei secoli XVI, XVII e XVIII; ovviamente oggi ci appaiono datate e sono per questo ridotte d’interesse e di opportunità.

Questa nostra opera, è certamente non completa, ed è ben lontano dall’essere un Manuale storico degli Ordini cavallereschi esistenti, soppressi ed estinti presso tutte le Nazioni del mondo; si propone invece di essere un breve saggio, una tesina, si direbbe oggi, che corredato di una buona bibliografia (tutta presente nelle mensole della mia libreria) dia una idea di un mondo che è esistito e che in una società dove la prevaricazione, la crudeltà il disprezzo per la vita altrui era la norma, la Cavalleria, portando i suoi principi di difesa dei deboli, delle donne e della religione ha costituito una valida e nobile eccezione.

Si parla di quelle decorazioni, che danno all’insignito il titolo di cavaliere, e comunque si descrivono quegli ordini e quelle onorificenze, la cui storia, avrebbe potuto interessare il lettore.

Le incisioni ed illustrazioni in genere, che adornano queste pagine, sono limitate, e non sempre hanno una diretta relazione con il testo. Vogliono solo rappresentare in maniera visiva un piccolo spaccato di un mondo che non esiste più e che oggi, per taluni princìpi e per taluni propositi, può essere ritrovato nelle associazioni di volontariato o nei moderni Club Service che in parte accolgono le istanze proprie della Cavalleria.

Vengono così tramandati sentimenti che consentono ad alcuni cittadini di buona volontà, di aiutare il prossimo svolgendo per esso quelle azioni che ognuno vorrebbe gli venissero rivolte, e nell’aiutare i poveri, difendere gli indifesi, onorare e difendere la religione, si pone in essere quello che potrebbe essere compendiato nel programma che fu mio durante il mio periodo di Luogotenente governatore del Club Service Kiwanis e che recitava:

RISCOPRIAMO L’ALTRUISMO
Affinché
Il ricco soccorra il povero
Il sano curi il malato
Il sapiente educhi l’incolto
Il forte aiuti il debole.

LEGGI O SALVA il Quaderno n.32/2022

ERO BAMBINO NEL ’47

I bambini degli anni ‘40-‘50

   L’aver letto su un quotidiano nazionale alcune riflessioni sull’essere stati bambini negli anni ’50 mi ha indotto a ricordare la mia infanzia vissuta negli anni ’40. Essendo nato nel 1941, essa si svolse a cavallo degli anni suddetti e gli anni ’50. Proverò a narrare i miei ricordi ed i ricordi di cose che mi furono raccontate. Parlerò come se fossi ad una riunione di amici coetanei, dove ognuno dice le sue cose. Non sarà un trattato di antropologia sociale, ma saranno solo riportate cose viste e vissute più di mezzo secolo fa; e non saranno nemmeno “Le memorie di ottuagenario”, non ho l’età e d’altronde quelle sono state già scritte. Le cose che saranno raccontate nascono solo dai ricordi e tutt’alpiù saranno filtrate dalle esperienze e conoscenze acquisite in seguito. Non saranno consultati libri né esperti; imprecisioni, anacronismi, omissioni saranno tali perché così sono contenuti nei ricordi. Verrà fuori, almeno spero, la testimonianza di un’epoca di ristrettezze e povertà, ma non solo, vissuta da un bambino fra bambini venuti fuori da una grande guerra.

Antonio NICOLETTA

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