
“Nella Libreria Vaticana esiste un
manoscritto di bellissimo carattere
contenente la Vita di Sisto V composta dal
Protonotario apostolico Pietro Galesino.”
Con queste parole il P. Tempesti cita il prezioso documento a pag. 20 della sua “Storia della
Vita e Gesta di Sisto V” pubblicata in Roma nel 1754.
Il Galesino, che fu contemporaneo e ammiratore di papa Sisto, è il testimone più
insospettato che possa desiderarsi; poiché, pur narrando certi fatti avvenuti sotto i suoi occhi,
ed esponendoli con evidente compiacenza, non vi aggiunge mai nulla del suo.
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. . . Il pensiero di tutti cominciava a riandare al Carso, al Piave, al Grappa, a quelle battaglie, a quella gloria. Molti ricominciavano a raccontare con fierezza quel che avevano fatto e patito; a ricordare i morti non solo con dolore ma anche con orgoglio. I vivi e i morti quasi tornarono a riconoscersi e a vivere insieme. I vivi riascoltarono le parole dei morti. E per onorarli tutti, andarono a prendere fra i monti, fra le zolle del Carso e del Piave impastate di sangue, le ossa di uno di quei morti, di uno dei tanti, quasi diventate terra.
Come si era chiamato in vita quel morto? In quale città d’Italia, in quale colonia d’America o d’Egitto o di Tunisia era nato? A quale arma aveva appartenuto? Era un umilissimo fante o un generale? In quale fatto d’arme era caduto? Nessuno lo sapeva. Esso era un combattente senza nome, morto nella guerra. Era il Milite Ignoto.
(G. Volpe, La Storia degli Italiani e dell’Italia.)
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